Recensione di Luglio

Americanah di Chimamanda Ngozi Adichie, ovvero l'importanza di scoprire il mondo attraverso i libri

(Americanah)

Ifemelu sta per tornare in Nigeria dopo aver vissuto per tredici anni in America. E' stato un percorso difficile il suo, fatto di traumi, riflessioni, scontri, abbandoni. Ha imparato per la prima volta il significato di "razza" e che all'interno di una società multietnica questo concetto crea una precisa classificazione di prestigio. Si è dovuta reinventare, appoggiare ad altri, scendere a compromessi, dimenticare. Ma ora dopo tanto tempo, dopo aver raggiunto un grande successo grazie al suo blog che parla del razzismo nella società americana, dopo le sue varie relazioni con uomini americani, ha deciso di tornare a casa, perché qualcosa - o qualcuno - le manca. C'è un diverso senso nel vivere e crearsi una vita in America o in Nigeria. E soprattutto ci sono cose che per quanto si possa spingere in profondità, tenteranno sempre di riemergere.

Uscito in Italia nel 2014 con Einaudi, Americanah è il capolavoro che consacra Chimamanda Ngozi Adichie: scrittrice nigeriana che nel 2014 è stata inserita da Time Magazine nell'elenco delle cento persone più influenti al mondo e che nel 2012 ha tenuto un discorso sul femminismo per TEDxEuston chiamato We should all be feminists, che potete recuperare perché Einaudi ha pubblicato la sua trascrizione tradotta. Come ho già scritto in passato, nell'ultimo anno della mia vita ho sentito di aver iniziato una profonda riflessione sul genere sessuale in letteratura. Tutto è scaturito dal mio primo incontro con Virginia Woolf e ne avevo già parlato qui sul blog - lascio il link per chi volesse andare a leggere L'anima di Ilsie n° 28 e le conclusione che avevo tratto all'epoca. So di aver appena iniziato questo percorso e so di voler approfondire sempre di più. Ecco perché ho determinato innanzitutto di leggere e scoprire più autrici donne; in secondo luogo, autrici donne che per prime trattino di tematiche femministe nel loro scritti. E approdare ai romanzi e ai saggi della Adichie è stato un passaggio fondamentale per questo percorso.

L'andamento narrativo di questo romanzo è complesso, ricco di flashback che ripercorrono la vita di Ifemelu e di Obinze - il suo primo amore, lasciato in Nigeria dopo il trasferimento all'estero - fino al punto del ritorno della protagonista nel paese d'origine. Un procedere che rispecchia la complessità e la confusione delle decisioni, dei pensieri e delle azioni di Ifemelu, che si presenta inizialmente come una persona molto volitiva e caparbia, ma che in America sembra perdere qualsiasi capacità di imporsi una direzione. Viviamo molto intensamente e dolorosamente il disorientamento dell'emigrazione, la condizione di trovarsi lontani da casa senza riuscire a interpretare con esattezza ciò che la gente intorno sta comunicando. "Gli americani non sanno parlare inglese" dichiara Ifemelu e Obinze; c'è un intero codice comportamentale da dover imparare, un sistema di significati che l'emigrato non possiede e che deve per forza di cose fare suo per superare l'isolamento e venire accettato nella nuova comunità. Ifemelu facendo ciò - rincorrendo il giusto e comprensibile desiderio di essere accolta - si perde. Ci vorranno anni e un lungo percorso per permetterle di capire chi è lei e cosa vuole veramente il suo cuore. Parallela alla sua vicenda, troviamo quella di Obinze, il protagonista maschile, che compie una parabola molto diversa da quella di Ifemelu. La sua esperienza all'estero s'identifica con un fallimento, con un rifiuto, e il suo percorso in Nigeria sarà di un altro tipo. Fino alla conclusione, dove i due si dovranno confrontare per capire cosa di loro è cambiato negli ultimi tredici anni. Solo nell'incontro si può dare un senso e infatti Ifemelu, che è alla ricerca spasmodica di questo senso, pensa subito a Obinze nell'incipit del romanzo, quando decide di tornare in Nigeria. Come se fosse finalmente giunto il momento di riprendere in mano una vita lasciata i sospeso per tredici anni.

Americanah è un libro importante ed è a mio avviso un libro simbolo di questi anni, dove il concetto di nazione e di appartenenza sono in discussione, dove l'identità diventa quasi un'arma da usare contro chi è diverso. Da una parte conosciamo sempre di più del mondo e facciamo esperienza anche di ciò che è fisicamente lontano da noi; dall'altra dentro di noi ergiamo muri di non tolleranza, di non comprensione, per difenderci - da cosa poi? - contro uno straniero sempre più vicino. Il nostro è un mondo dove i confini reali e mentali sono messi a dura prova. Credo che guardare dall'altra parte del muro sia ciò che ci può permettere di non avere paura, di conoscere e di disarmarci. L'ignoranza è tutto ciò che ci blocca. Un mezzo così innocuo, ma così potente come un  romanzo può essere un'arma importante per combatterla. E' importante scrivere queste storie e farle conoscere. So che recupererò negli anni tutti i libri di questa scrittrice e questo per il semplice fatto che potrò sempre imparare qualcosa di prezioso da un'autrice e da una persona con una tale consapevolezza della realtà umana. 

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